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CARO DIARIO,

“Caro diario” forse non l’ho mai scritto in vita mia, ma per il Museo del Cavallo Giocattolo voglio fare questa eccezione. Mi chiamo Ado e sono un uomo grande grande sempre vestito di nero. Di quelli che i più piccoli potrebbero quasi avere paura, ma questo non succede mai perché ho un cuore grande che mi fa essere in sintonia con la parte più bella del mondo: i bambini. Insieme al mio amico Silvio ci siamo immersi per un’intera settimana in questa avventura fantastica chiamata Bosco Incantato.

Il nostro compito era quello di vigilare sulla collezione di giocattoli in latta esposta, ma in quei giorni natalizi non ci siamo sottratti a nulla. In teatro abbiamo aiutato a far fluire i tanti bambini delle scuole, abbiamo dato informazioni, collaborato nei laboratori quando c’era bisogno, scambiato chiacchiere con adulti e bambini. Vivendo tra i 200 alberi bianchi del bosco abbiamo ascoltato i commenti entusiasti della gente, seguito i bambini che con la loro mappa tra le mani cercavano di indovinare gli indizi dei giocattoli in latta per poi arrivare a liberare Amadeus, raccontato del Museo e del Teatro Sociale, e visti gli occhi degli adulti tornare bambini davanti a questi antichi giochi. E anch’io un po’ sono tornato bambino. Mi sono ritrovato ad ascoltare incantato la storia che ogni giorno la fatina bianca raccontava ai bambini, a canticchiare tra me e me le canzoni di Natale del coro, a guardare a bocca aperta il balletto della Regina delle Nevi, a divertirmi al ritmo dei Sulutumana, e a stupirmi delle storia di Natale raccontate dagli attori sul palco o nei palchetti. È stata una settimana che mi ha fatto rivivere quella magia del  Natale che da quando ero bambino avevo perso. Grazie a tutti per questo.